22 novembre 2010

Ombrelli di pollo


La nonna di Ugo ha un ombrello di piume.

Pare un pollo ad ali spiegate. Ugo lo guarda con attenzione da sotto la protezione del braccio magretto che lo tiene impigliato alla nonna.

La nonna di Ugo ramazza le erbacce di fianco al pollaio. Erbe misteriose e senza nome.
Non si capisce come possano essere nate nell'orto, chi ce le abbia messe e quando. Di sicuro è stato durante la notte, quando tutti dormono e nessuno sta lì a fissare chi entra e chi esce dall'orto comune.

Piove ed Ugo sbocconcella un panino di pan carré seduto sulle scale dell'ingresso di casa. La nonna afferra un pollo per i piedi, lo agita forte come un ombrello da borsetta che non vuole aprirsi e gli tira il collo finché non la smette di dimenarsi. Al ché il pennuto fa l'occhiolino a Ugo che tira su col naso e distoglie lo sguardo voltandosi da un'altra parte.
La nonna sussurra al vento buoni consigli e, quieta, appoggia le zampe del pollo sulle spalle, il pollo s'apre a fungo ed ecco di nuovo l'ombrello di piume. Così riparata, continua a ramazzar erbacce e zozzerie dall'orto umido e provato dall'inverno austero. Poi, per scaldarsi, si cena col brodo, la carne e le ali di pollo.



Un giorno, la nonna si prese un malanno di quelli da starsene a letto per giorni. Ugo decise di farle il favore d'andare nell'orto a strappare le erbacce.
Occhio alle carote, gli disse la vecchia, che paiono scarto ma son buone anche crude.
Occhio alle galline, gli disse di nuovo, che son buone in pentola, le uova e da ombrello.
E non insudiciarti Ugo, tesoro, che poi finisce che puzzi come il cibo umido e sugoso del Rostu.

(Rostu è il cane di Ciccio Maria ma non ci interessa saperne di più).

Fu così che Ugo finì nell'orto e tentò senza riuscirci di addomesticare polli e polletti a coprirgli il crapone quando la pioggia pareva durare per sempre. Gli animali scalmanati non amavano immolarsi al povero Ugo che finiva fradicio ogni fine giornata. Così cominciò a portarsi l'ombrello.
-Guardate che mi costringete a fare, presuntuosi polletti da quattro soldi! - Si lamentava ogni santa mattina uggiosa.
-È perché non vi piaccio che non riuscite a farmi da ombrello? - Rincarava offeso.
Così una mattina di sole gelido e di cielo terso, due giovani galline ambasciatrici portarono ad Ugo le proprie ragioni.

-Mio caro, con permesso.- E s'acquattarono basse a ai suoi piedi. Una fischiò per attirare l'attenzione. - Signor Ugo, ha mai tentato di parlarci? Cantarci qualche nenia da gallina prima di tirarci il collo e, perbacco, senza una carezza, caricarci sulle spalle come un sacco di patate? -
Ugo strabuzzò gli occhi e per un attimo credette di avere innanzi un'applicazione dell'I phone. Ma le galline continuarono:
-Noi siam polli dignitosi. Ci sacrifichiamo ai vostri piatti e come ombrelli vi ripariamo le teste solo in cambio di un trattamento che renda giustizia alla nostra causa. - E si ritirarono scodinzolando come barboncini impettiti.

Fu così che la nonna, pace all'anima sua, aveva tentato di insegnare ad Ugo come comportarsi con le piante e i polli semplicemente mostrando il mestiere con mille silenziosi esempi. Ma fu chiacchierando con polli e galline che Ugo lo imparò alla perfezione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti per le tue opere. E se scrivessi anche sul mio blog.

Nel caso ti interessasse l'idea del mio blog contattami a inparolesemplici@gmail.com

Josè pascal

Fungo Frifrurfio ha detto...

Un pollo che funge da ombrello.
Un ombrello che polla da fungo.
Un fungo che ombrella da pollo.